Lettera aperta del presidente A.I.T.I. Olivi al Direttore di “Repubblica”

Il traduttore non va preso per la strada

Riccardo Olivi

Le scrivo in qualità di presidente di Aiti (Associazione italiana traduttori e interpreti), che tra i suoi scopi statutari vede la promozione dell’immagine e della consapevolezza del ruolo sociale, culturale ed economico dei traduttori e degli interpreti presso la committenza e le istituzioni.

La vicenda di cui il vostro articolo riferisce — titolo: “Bergamo, manca l’interprete cinese in tribunale: il giudice recluta per strada un ragazzo che passava di lì” — non fa che palesare la situazione relativa alla percezione della figura del traduttore e dell’interprete nel nostro Paese. È ormai radicata la convinzione che chiunque conosca una lingua straniera sia in grado di fungere da traduttore o interprete. La realtà però è ben diversa. La traduzione e l’interpretariato sono attività che si apprendono grazie ad anni di studi e di esperienza. Peccato che ce ne si accorga solo quando emergono vere e proprie situazioni paradossali.

Ma c’è una prima buona notizia: esistono traduttori e interpreti altamente specializzati. Una seconda buona notizia: queste figure non sono nell’iperuranio, ma sono un esercito estremamente attivo nel nostro Paese, che chiede a gran voce di veder riconosciuta la propria professionalità. È altresì chiaro che questa esige un giusto compenso per le competenze che mette al servizio della committenza.

Peccato però che spesso i servizi linguistici siano i primi a essere sacrificati sull’altare del risparmio.

Nessuno, crediamo, affiderebbe la progettazione della propria abitazione a qualcuno che legge riviste di architettura e “ne capisce di case”. Giustamente si rivolgerebbe a un professionista. Allora perché non consultare un traduttore o un interprete professionista che fornisce servizi di qualità e che ha investito e continua a investire nella propria formazione? Come Aiti continueremo a insistere affinché questo messaggio sia veicolato alla committenza. Nel frattempo ci teniamo a ringraziarla per l’attenzione che il suo giornale ha dedicato alla vicenda.

Infatti, gentile Olivi, siamo come lei convinti che su tutto quello che riguarda le consulenze dei tribunali occorrono vari accorgimenti: uno, è affidarsi ai professionisti.

Due, «eliminare» i finti professionisti dal mercato.